CERCASI SPONSOR E DONAZIONI --- CERCASI SPONSOR E DONAZIONI --- CERCASI SPONSOR E DONAZIONI

mercoledì 4 luglio 2012

Cardillo, l'architetto delle case inesistenti

Antonino Cardillo ha fatto outing. Artistico, s’intende. Siciliano, classe 1975, Cardillo è stato inserito nel 2009 tra i 30 più importanti giovani architetti del mondo da Wallpaper , la Bibbia dell’architettura e del design. Una promozione a cui è seguita una lunga lista di articoli sulla stampa specializzata internazionale. La sua House of Convexities è «una casa come una danza», ha scritto nel 2010 il magazine berlinese di design H.O.M.E. in un servizio di 11 pagine. Il flamenco ha ispirato a Cardillo «una casa che sorge nei pressi di Barcellona ed è circondata dai campi». A Roma, invece, «nei pressi di un pendio roccioso, dietro una fitta pineta, c’è una casa che ha la forma di una torre», nota la rivista Modern Design di Malaga nel 2007, parlando di Ellipse 1501 . Un edificio, questo, in cui Cardillo «mostra grande abilità», commenta Home Review di Mumbai. Titolo dell’articolo: Celestial Vision.

«Vision» è probabilmente la parola esatta per descrivere Ellipse 1501 . Il «bungalow su due piani sulle colline fuori Roma», infatti, non ha mai lasciato il computer del suo creatore: non esiste, così come non esistono House of Convexities e quasi tutti i progetti raccolti sul sito di Antonino Cardillo. Se si eccettuano una casa in Giappone e il negozio a Milano del designer di scarpe Sergio Rossi, più due case realmente commissionate da un australiano ma non realizzate, tutti gli edifici presentati sul sito e celebrati dalla stampa italiana, tedesca, cinese o statunitense sono solo delle immagini disegnate al computer e mai tradotte in realtà. «Sono delle invenzioni fantastiche», spiega Cardillo. «Nella contemporaneità di solito i media manipolano le persone, io ho fatto l’operazione inversa: ho manipolato i media, usando i loro stessi mezzi. È una sorta di rivincita donchisciottesca, di per sé è quasi un fatto d’arte», nota. Lui stesso parla di «outing» strategico. Cardillo ha scoperto le carte di fronte allo Spiegel , che si era messo sulle sue tracce e si era insospettito.

Nella sua biografia scrive di aver insegnato al Chelsea College of Art and Design di Londra; perché però non ci sono conferme ufficiali? Perché le foto delle case sono realizzate sempre e solo da Cardillo? Perché i committenti restano sempre segreti? E perché è lui e non un assistente a rispondere quasi subito alla richiesta di un’intervista inviata per e-mail, dettaglio insolito per un architetto che si definisce «attivo in tutto il mondo»? È proprio nell’intervista allo Spiegel che Cardillo rivela come stanno le cose. Un «imbroglione», si legge nell’occhiello dell’articolo pubblicato ora dal giornale tedesco, che lo paragona al Felix Krull del libro di Thomas Mann - ed elogia il suo «fantastico» aspetto esteriore. Un millantatore? «La mia è un’operazione molto postmoderna, artistica, letteraria: da un punto di vista tecnico potrebbe sembrare una specie di fregatura, ma il mio obiettivo era creare una sorta di mondo parallelo e far credere che fosse reale», dice alla Stampa . «Prima di essere architetto mi definisco un artista».

Cardillo si laurea in architettura a Palermo e si trasferisce nel 2003 a Roma. Non ha contatti, né referenze, ma vuol far conoscere comunque le sue idee. Perché non ha provato coi concorsi? «Non ci credo, sono tutti truccati». I media poi, spiega, si interessano solo ai progetti davvero costruiti. E così decide di sfruttare la sua abilità coi software di grafica e inizia a girare i suoi lavori alle riviste. Nessuna si chiede se la casa Vaulted nelle campagne di Parma o l’hotel Nude Tower al Lungotevere dei Mellini a Roma esistano davvero. Pubblicano le immagini iperrealistiche che Cardillo gira loro insieme a dettagli inventati su committenti e data di completamento dei lavori. Wallpaper, invece, sapeva che i suoi edifici non erano costruiti. Cardillo, che non ha uno studio ma si definisce un architetto «itinerante», concede sempre più interviste – e trova anche dei committenti. Veri. E ora che la sua storia è stata smascherata, teme di perderli? «Sono sereno, le mie opere sono il frutto di anni di ricerca. Ben vengano le critiche: la storia dell’arte è fatta di articoli demolitori».

Nessun commento:

Posta un commento