Dopo l’annuncio delle dimissioni del governatore della Regione Sicilia Raffaele Lombardo, in anticipo di un anno rispetto alla scadenza del suo mandato, poichè non ha più il sostegno del Pdl a causa delle vicende giudiziarie che lo hanno investito, ora il Premier Mario Monti ne aspetta conferma entro il 31 luglio, prima di intervenire per risanare la bancarotta della Regione, magari tramite commissariamento.
Raffaele Lombardo ha assicurato che rassegnerà le proprie dimissioni e lo ha annunciato a Monti con una telefonata “Ho rassicurato Monti: gli rassegnerò formalmente tutti gli elementi utili a dimostrare la sostenibilità della finanza regionale. E che gli parlerò anche della scelta di dimettermi”.
L’incontro tra Monti e Lombardo dovrebbe avvenire il 24 luglio
Gli sprechi in Sicilia
Gli sprechi della Regione Sicilia l’hanno portato a un passo dal default.Tra i soldi spesi senza criterio dalla Regione risulta anche, nel 1984, l’acquisto di due orche marine destinate al parco acquatico che doveva essere realizzato sulla costa Siciliana, pagate allora duecento milioni di lire; il parco non fu mai realizzato e la Regione ha continuato a pagare per il mantenimento dei due animali sei milioni di lire al mese, nonostante le orche fossero rimaste in Islanda, loro paese di origine.
Ma questa è solo una delle spese folli sostenute dalla Sicilia, che ha un debito di circa 5,3 miliardi.
Le spese maggiori della Sicilia provengono dai dipendenti della Regione, che come sottolineato in un altro articolo, Regione Sicilia:17.995 dipendenti, cinque volte quelli della Lombardia, ammontano, sommati a quelli delle controllate, delle sedi distaccate e conteggiando i lavoratori a tempo indeterminato, a 28.796 persone.
Raffaele Lombardo, governatore della Sicilia, avrebbe voluto sospendersi per lasciare la guida del carrozzone al suo numer0 due, Massimo Russo, salvando in questo modo gli assessori da lui nominati.
Dipendenti senza stipendio
Ma la situazione in Sicilia è più grave di quello che vorrebbero far credere e si rischia di non riuscire a pagare gli stipendi dei dipendenti; il vicepresidente di Confindustria, Ivan Lo Bello, ha rilasciato un’amara affermazione “La Sicilia rischia di diventare la Grecia del Paese e il Paese deve intervenire anche superando gli ostacoli di una autonomia concessa nel dopoguerra, in condizioni storiche e politiche ormai lontanissime, ma utilizzata da scriteriate classi dirigenti per garantire a se stesse l’impunità” ed aggiunge “Va ripensata anche l’autonomia e occorre avviare un’operazione-verità. Scuotere dal torpore i siciliani, dai dipendenti regionali ai pensionati della stessa Regione che saranno i primi a trovarsi senza stipendi in caso di crollo. Ma il governo Monti deve subito mettere mano ai conti, controllando un bilancio reso non trasparente da poste dubbie e residui inesigibili. [...] C’è un pezzo della società siciliana che non ha colto i segnali. Il paradosso riguarda direttamente i 20 mila dipendenti regionali. Nessuno di loro si rende conto del rischio che corrono. Come i pensionati della Regione pagati qui direttamente”L’allarme stipendi era stato già annunciato da tempo, anche se non è la prima volta che accade che i dipendenti statali dell’isola ricevano in ritardo i propri stipendi, ritardi che possono essere anche di diversi mesi.
Le reazioni alla richiesta di dimissioni
Le reazioni dei diversi uomini politici alla lettera di Monti in cui il Premier chiede le dimissioni di Lombardo sono contrastanti.C’è da una parte chi la ritiene giusta, come ad esempio Gaetano Armano, assessore regionale dell’Economia in Sicilia, che dice “La richiesta del premier Monti fatta al presidente Lombardo di confermare le sue dimissioni è una richiesta più che legittima, fa parte dell’interlocuzione interistituzionale”.
Ma c’è anche chi si schiera contro tale scelta, come Carmelo Briguglio, coordinatore siciliano del Fli, che parla addirittura di gaffe istituzionale “La lettera del presidente del Consiglio al presidente della Regione siciliana è irrituale e viola le regole fondamentali dell’autonomia regionale e della democrazia politica”.
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