Impianto Mitsubishi un euro per continuare a sperare
La fabbrica, costruita nel 1991 grazie ad una joint venture Mitsubishi Volvo, sarà probabilmente destinata alla produzione della Mini (di proprietà del gruppo Bmw). La vendita infatti simboleggia anche l’addio della Mitsubishi al mercato europeo, sostituito da economie emergenti con prospettiva di crescita maggiori. Basti pensare che l’impianto nel 1999 produceva circa 250.000 unità annue e che lo scorso anno si era scesi drasticamente a 40.000.La decisione è stata presa dall’industria nipponica dopo un’attenta valutazione delle alternative: a seguito di una perdita di circa 28 miliardi di yen (quasi 280 milioni di euro) nell’esercizio fiscale 2012 la produzione in loco era stata sospesa a febbraio scorso e il colosso nipponico era deciso a spostare la produzione in aree extraeuropee, Thailandia in primis ma anche Indonesia, Cina e Brasile. Si era dunque prospettata l’ipotesi di licenziamento del personale e di demolizione dello stabilimento. I manager italiani hanno molto da imparare da questa strategia anche se l’alternativa di vendere l’impianto ad un euro non è certamente dettata esclusivamente da ragioni solidali e altruistiche: per la casa giapponese avrebbe rappresentato un costo non indifferente mandare a casa tutti gli operai e soprattutto smantellare la struttura. L’intesa permetterà di contenere la perdita a 280 milioni di euro. Senza contare che questo senso di responsabilità verso i propri dipendenti rappresenta anche una vantaggiosa operazione di marketing. Probabilmente soluzioni di compromesso di questo tipo servirebbero a salvare anche altri impianti, vedi quelli Fiat in Italia.
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