Riparare il fegato malato con le sue stesse cellule allo stato embrionale: e' quanto ha realizzato per la prima volta al mondo un team di ricercatori del Policlinico Universitario Umberto I di Roma che ha trattato un paziente affetto da cirrosi epatica avanzata mediante l'infusione di cellule staminali isolate nell'albero biliare adulto e in quello fetale.
L'intervento, coordinato dall'equipe di Domenico Alvaro, Eugenio Gaudio, Pasquale Berloco e Marianna Nuti, e' stato realizzato da un team interdisciplinare di numerosi specialisti e ricercatori.
L'aspetto innovativo dello studio, eccellenza della ricerca universitaria italiana, consiste nell'utilizzo delle stesse cellule staminali biliari che guidano il processo riparativo nelle malattie epatiche croniche, una delle principali cause di morte sia negli adulti, sia nei bambini.
Oltre 5 anni di ricerche sperimentali, condotte dal gruppo di Domenico Alvaro e Eugenio Gaudio della Facolta' di Medicina e Farmacia della Sapienza in collaborazione con l'equipe di Lola Reid della North Carolina University (Usa), hanno dimostrato come le cellule staminali da cui origina il fegato rimangano presenti nell'albero biliare adulto e in quello fetale.
''Queste cellule, infuse nel fegato cirrotico - spiegano Alvaro e Gaudio - sono in grado di stimolare i processi riparativi e sostenere le funzioni dell'organo gravemente compromesse dalla malattia''.
Le cellule staminali biliari fetali, senza alcuna manipolazione, sono state infuse nel paziente cirrotico attraverso l'arteria epatica. Il paziente e' stato dimesso senza complicanze; nei prossimi mesi si valuteranno gli effetti stabili del trattamento sulle funzioni del fegato.
La ricerca e' stata sostenuta da finanziamenti del Ministero dell'Istruzione, dell'Universita' e della Ricerca (FIRB, PRIN), dal Consorzio Interuniversitario dei Trapianti d'Organo e dall'Agenzia Regionale dei Trapianti ed e' stata approvata dal Comitato Etico del Policlinico Umberto I.
Il protocollo prevede, in uno studio pilota, l'arruolamento di 20 pazienti con cirrosi epatica avanzata.
In caso di successo, il trattamento potra' essere applicato nei pazienti cirrotici in lista d'attesa, nei pazienti non candidati al trapianto, nonche' per il trattamento delle malattie genetiche epatiche e dell'epatite fulminante.
Il team di medici e ricercatori impegnati nell'attivita' di sperimentazione clinica e' composto dai dottori Cardinale, Carpino, Rahimi, Anceschi, Brunelli, Bosco, Napoletano.
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