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sabato 21 luglio 2012

L'acqua pubblica rimanga pubblica

La Corte Costituzionale ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 4 del decreto-legge 13 agosto 2011, n.138 (''Ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo'') convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, sia nel testo originario che in quello risultante dalle successive modificazioni, che disponeva la possibilità di privatizzazione dei servizi pubblici da parte degli enti locali, quindi anche il sistema idrico integrato, su cui pochi mesi prima c'era stato il referendum. Il governo insomma avrebbe cercato di reintrodurre la normativa sulla privatizzazione dei servizi pubblici locali abrogata dal referendum popolare. A fare ricorso erano state sei regioni: Puglia, Lazio, Marche, Emilia-Romagna, Umbria e Sardegna.

Vendola: la Puglia ha vinto
''La Puglia ha vinto, ma soprattutto, con la Puglia, hanno vinto la democrazia e il popolo del referendum''. Cosi' il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola ha commentato la sentenza della Corte Costituzionale che, accogliendo il ricorso presentato dalla Regione Puglia che aveva sollevato una questione di legittimita' costituzionale degli articoli 3 e 4 del cosiddetto 'decreto di ferragosto', ''ha di fatto e sostanzialmente ripristinato il risultato del referendum sui servizi pubblici locali del giugno del 2011''.

Alemanno: la Consulta non boccia la vendita di ACEA
''La sentenza della Corte Costituzionale libera gli enti locali da vincoli rigidi nei processi di privatizzazione e liberalizzazione dei servizi pubblici locali, ma non rende affatto illegittima la nostra delibera sulla costituzione della holding e la vendita del 21% di Acea''. Lo ha dichiarato il sindaco di Roma, Gianni Alemanno.

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